La qualità della foto è pessima ma sono io estate 2008 a Stira – Isola di Evia, seduta al mio tavolo preferito della taverna preferita, un passo e sei in mare.
Oggi partiamo da una di quelle parole che traggono in inganno, ce ne sono molte in ogni lingua, come brave che in inglese non significa bravo, bensì coraggioso.
Quindi αγγούρι (aguri) non vuol dire come può sembrare dall’assonanza con l’italiano anguria, bensì cetriolo, sempre cucurbitacee, la buccia è molto simile ma il gusto e la forma direi di no. L’anguria si chiama καρπούζι (carpusi) ed entrambi sono presenti in larga misura sulla tavola greca in estate. Una tipica usanza e offrire anguria a fine pasto ai clienti nelle taverne, spesso accompagnata a melone (a noi quest’anno hanno dato l’uva) o addirittura dai dolci.
Il melone è il πεπόνι (peponi), invece il fico σύκο (siko) ma significa anche alzarsi, e ricordo con molta tenerezza la nonna di Emanuele, purtroppo un po’ sorda, che si è alzata quando la figlia le ha proposto un fico al termine del pranzo. ♥
In Grecia si vede di frequente un camioncino col rimorchio aperto pieno di frutta, una vendita al minuto direttamente dal produttore, è capitato anche a me di allungare il braccio dalla spiaggia sulla strada per comprare qualcosa per pranzo. E la frase che possiamo sentir dire dall’ortolano è divertente: to σφάσo και to κόβo (to sfaso ke to kovo) lo macello e lo taglio! E zac sull’anguria con il succo rosso che si sparge come fosse sangue!
Come ultima cosa vi ricordo che le porzioni nelle taverne sono sempre molto abbondanti, le patatine fritte sono molto spesso servite anche se non specificatamente indicate come contorno; potete tranquillamente condividere un antipasto, un’insalata evitando di ordinarne due, oppure dire λίγο λίγο (ligo ligo) cioè poco poco, ma non sono certa che vi ascolteranno
Infine, non può mancare un bel καλή όρεξη (kali òrexi) buon appetito!
La prossima puntata cadrà giusto il giorno di Natale. Immagino che questa rubrica non sarà in cima ai vostri pensieri, giustamente, ma vi annuncio che vi farò gli auguri in greco, declinandoli per le diverse occasioni di festa e questo appunto sarà l’argomento di dicembre.
Chissà se sfasciare (nel senso di rompere, spaccare) derivi da σφάσo: avrebbe molto più senso che non da “togliere le fasce”. Per Natale ci devi dire qualcosa sul Natale ortodosso, mi raccomando! 🙂
Prendo nota di tutto ben volentieri, per le risposta tocca attendere il marito.
Hai messo in difficoltà il marito con la tua domanda su sfasciare, mentre per il Natale ortodosso promette informazioni!
Non so. L’etimologico dà sfasciare da “rompere le fasce che tengono insieme le botti” e quindi disaggregare in quel senso. Però, qui in Emilia, i vecchi quando macellavano “disfacevano le bestie”, tradotto letteralmente. Ecco perché ho avuto l’impressione che σφάσo potesse aver portato a sfasciare.
Per il Natale aspetto con impazienza 😉
C’è da dire che il greco è una lingua estremamente persistente, col mio ormai molto arrugginito greco antico ne capisco molti termini (scritti), molti di più, credo, di quelli che chi ha studiato latino può capire in italiano…
Infatti l’Orso e una nostra vecchia amica (non di età ma nel senso che non la frequetiamo più) insegnante di greco antico al classico si divertivano un sacco a colloquiare. (Lasciandomi lì come un’ebete ovviamente) 😀
Ma quella cosa dell’ “Oppaaaa” dopo aver bevuto il bicchierino di ouzo nel film “Il mio grasso grosso matrimonio greco” è vera o un’esagerazione cinematografica? 😉
Un’esagerazione che parte da una cosa che si dice davvero!
La u e la eta si leggono i?
Per ora sono di ripasso di greco antico con i miei figli al liceo.
La U sì, la eta si legge E. Parola di Orso greco.
Ma che buffo. Come in inglese che cucumber = cetriolo (e non cocomero)!
Urca, non ci avevo mica pensato! Bacione
e nel mio dialetto (provincia di Treviso al confine col Friuli) il cetriolo è il “cucumero”.
Ciao Sandra!
Finalmente mi faccio viva 😀
Molto belle queste lezioni di greco, purtroppo sono parole che potrei dimenticare quasi subito, per le lingue non sono molto portata, ma intanto è bello conoscere questi termini. Allora aspetto il post del Natale greco ortodosso.
@ Ciao Sabrina, è un piacere ritrovarti a lezione di greco (si fa per dire!)
@ Giulia, difficile ricordarsi i termini se poi non si usano, però ci divertiamo un po’ insieme anche con usi e costumi locali.
e in friulano (mi dicono che) cetriolo si dice “cudumars”….e comunque quelle belle note sulle taverne e camioncini e cibarie mi hanno già fatto venire fame….urca!
ah ah per Natale non vedo l’ora delle varie lingue, come il Papa in finestra che comincia con “in espressione danese….in espressione polacca….in espressione argentina….” 😀 😀 😀
Chissà perché hai citato per primo il danese! Eh, ti conosco 😀