Montagne russe di Eric Assous

Lui: cinquant’anni anni e qualcosa, lei: sulla trentina. Entrambi di bell’aspetto. Un sorriso in un bar, due parole e lei sale a casa di lui. L’obiettivo è semplice, proseguire la conoscenza e magari finire a letto. Una scena essenziale: un divano, una bottiglia di spumante, un telefono. Alla parete, dal discorso tra i due, lo spettatore immagina le fotografie della moglie e del figlio, l’uomo quindi è sposato e la donna venendo a conoscenza della cosa, dice no, non ci sto, ho i miei principi morali. Qui il primo cambio di rotta: il no diventa sì, sono 500 euro. Come? Sì, lei è una prostituta, clienti selezionati, niente marciapiede, in fondo tra regali e cene fuori per un corteggiamento si spende la stessa cifra. Un po’ di tira e molla. E poi è sì, va bene, e di nuovo lei ritratta. Ci sei cascato? Ma ti sembro una puttana? In effetti no. Bene, infatti non lo è, è una giornalista in missione speciale, sta scrivendo un servizio sul tradimento, estrae un registratore, lui si arrabbia, lei fa per andare via, mannaggia diluvia, ho dimenticato i soldi per il taxi, ti accompagno sono un gentiluomo, no, hai bevuto troppo. Fine primo tempo.

Lei: in pigiama sul solito divano. Lui la raggiunge dalla camera, non ricorda di aver consumato quell’atto d’amore così desiderato. Lei gli racconta per sommi capi come sia andata e cambia di nuovo versione: è un’amica della moglie, la sua estetista per la precisione, ingaggiata per mettere alla prova la sua fedeltà, ma il gioco è andato troppo avanti, non avrebbero dovuto finire a letto, ma lei si è intenerita per quell’uomo che la voleva così tanto e comunque persino un po’ buffo. E adesso? Dovrei consegnarle il nastro. No, mannaggia. Rifacciamolo, registriamo tutto da capo. Un sorriso in un bar, due parole, non funziona, stop, riavvolgi, cancella, rifai, parla lei, racconta di sé, di sua madre, incinta giovanissima di uno che fuggì, uno che forse è proprio lui, quell’uomo che ora si dispera per essere andato a letto con la proprio figlia.

La comicità cede il passo alla tragedia. Ma se lui non ricorda la notte d’amore è perché non è mai avvenuta, in realtà la giovane donna si era limitata a metterlo a letto, inscenando la sua vendetta. Brillante nell’impatto immediato, drammatico nel sotto testo, con un ritmo incalzante e continue sorprese, Montagne russe gioca le sue carte unicamente con un botta e risposta esemplare, mostrando come si possa inventare una girandola di situazioni che funzioni grazie a dialoghi perfetti, senza chissà quali altri effetti speciali. Solo con le parole, che sono la mia passione.

Il testo, piuttosto famoso in Francia, è pressoché sconosciuto da noi.

C’è da imparare. Dopo essersi assai goduti la serata.

Antonio Rosti e Rossella Rapisarda al Teatro Litta – Milano (Rossella è una mia cara amica)

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4 pensieri su “Montagne russe di Eric Assous

  1. Da come lo hai descritto e riassunto pare proprio una di quelle commedie che quando finisci di godertela cominciano a frullarti in testa… ah io adoro il teatro.

    • La sorella di Rossella (Oh, che rima!) vive in Francia e le ha parlato di questo testo che va tantissimo da loro, i testi in italiano si faticano a trovare Rossella se ne è innamorata e l’ho proposto alla sua compagnia. Al di là della recitazione perfetta mi sono focalizzata ovviamente sui dialoghi, infatti Rossella ci teneva che andassi perché sapeva che mi sarebbe tornato utile.

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