Le mie estati dei passi perduti

Le mie estati passate si dividono in tre grandi gruppi: due fasi parallele e una arrivata più tardi.

Le vacanze in Romagna da bimba e ragazza, le vacanze in Valtellina dai nonni, e successivamente le vacanze nei villaggi turistici nel mediterraneo con mia mamma e/o mia sorella (fino al 2004).

Le cose finiscono, cambiano, i miei nonni non ci sono più, io sono cresciuta e attualmente se vedo un animatore scappo e piuttosto di farmi intercettare mi nascondo in un cestino della spazzatura. Per dire. Ci si evolve.

Tanto è rimasto in me di quegli anni belli, potrei scriverne e parlarne a lungo. Scelgo d’istinto le prime dieci cose che mi vengono in mente e le lascio qui, per voi, come conchiglie su una spiaggia, si possono raccogliere, oppure no. Nei commenti sono graditi ricordi analoghi.

Mia nonna frigge le cotolette all’alba per garantirci panini eccezionali al pic nic.

Mio cugino preferito, compagno di mille scorribande, parla un sacco, oggi per cavargli una parola tocca torturarlo.

La domenica nelle pensioni a Rimini il menù è consolidato: lasagne, pollo e patatine. Le lasagne sono un cubo arancione, ne mangerei volentieri un boccone pure adesso.

Il divano della sala è cosparso di cataloghi dei maggiori tour operator, io e mia mamma calcolatrice alla mano impazziamo per settimane nella scelta.

Venerdì sera, mio padre arriva in Valtellina, non esistono i cellulari, all’orario presunto di arrivo mi piazzo in terrazza per allargare la vista fino in fondo al vicolo e poter scorgere la 127 un attimo prima, tempo che sia lì e io corro giù dalle scale per abbracciarlo.

Pesetas, Dracme, Sterline cipriote, valute perdute.

Lacrime gioiose quando arrivo a Rimini, lacrime disperate quando riparto.

Le più grandi storie d’amore le ho vissute con i luoghi, non tanto con qualche ragazzino di turno.

Inverni lunghi a fare corrispondenza con le amiche del mare: Bologna, Gorizia, Lecco e L’Olanda.

Il gioco aperitivo: sempre la prima a partecipare.

Adesso è tutto diverso, non migliore né peggiore, differente. 

7 pensieri su “Le mie estati dei passi perduti

  1. Delle mie estati in montagna ricordo la nonna che mi comprava sempre la Nutella, sapeva che la adoravo ma lei più di me le tazze bianche e blu.
    Il sapore dei frutti di bosco raccolti e mangiati come se non ci fosse un domani, le fughe nel bosco , le corse a perdifiato, gli arcobaleni a cercare le pentole d’oro. La gioventù che non torna piu. Le più belle vacanze della mia vita.
    Perché Sandra non possiamo ogni tanto tornare quelle bimbe che eravamo. I tuoi ricordi hanno scatenato un film dentro.

  2. Le mie estati sono un misto ben condito, che faccio pure fatica. Quelle passate in campagna dai nonni, il selciato bollente dove sedersi e scottarsi, il grano disteso di giorni e ammucchiato di sera (e oh che bello salirci sopra, affondare meglio che sulla sabbia, con nonno che ti sgrida a squarciagola perché tocca rifare il lavoro e nonna che gli tiene il braccio e ridendo dice “ma lasciala stare”), le prime corse in bicicletta senza ruotine, conigli, papere, galline e quelle cose starnazzanti in stalla che mi spaventano ogni volta che passo davanti (erano galline faraone), il fresco del cucinotto a nord rovinato dal divano in similpelle che mi si attaccava alle gambe e che male staccarlo. E poi i quindici giorni al mare, perché avevamo tutti bisogno di iodio (e io mi chiedevo che è sto iodio!), un monolocale preso in affitto sempre dalla stessa signora, matrimoniale più letto castello e io no, col cavolo che dormo là sopra, e se cado? ok dormo sotto, però nessuno mi dorme sopra vero, e se cade? Cucinino e bagni in comune, ma tavolino da pranzo in camera, cose d’altri tempi. La sveglia alle 6, andare in spiaggia col fresco, vestiti che c’è aria, passare davanti al panificio col pane appena sfornato, il bombolone ripieno di crema che nonna mi regalava ogni mattina (e nonno geloso), palette, secchiello e mulinello per filtrare la sabbia, tutti i palloni Tele che nonno mi comprava e appena tornati a casa si bucavano sulle rose di mamma, andiamo a raccogliere conchiglie però dalla parte dell’acqua ci stai tu che ci sono i granchi, ma sono carini i granchi, no mi fanno schifo e poi pungono, e poi i pesciolini fritti, e il cocco bello, il ghiacciolo al limone che sgocciolava sulla sabbia, e le piste chilometriche per far rotolare le palline dei calciatori, e i giri in trenino tutte le sere al parco illuminato lungomare. Nonna preoccupata delle mie scottature, nonno che fa il furbo con gli occhiali da sole scuro e guarda le signorine in topless. Ma nonna è più bella!

    • Ma grazie per queta carrellata, hai scatenato un ulteriore giro di ricordi, come per le palline dei ciclisti anche se tu hai scritto calciatori, il cocco bello, insomma l’estate anni 70 80 che come uno scrigno abbiamo aperto per farci un bagno di nostalgia!

  3. delle mie estati al mare? Tanti ricordi ma quello più nitido è cogliere l’uva che sta maturando sopra Gabicce. La Romagna è un must. Poi dopo la maturità l’arrivo in campeggio a Milano Marittima con la carrozzella e tonno efagioli, menù fisso, per risparmiare per la sera in discoteca. Una frana. meno male che si ballava a piedi nudi.
    Poi la montagna, Cadore, e l’andare per boschi in solitario con il mio cane, una barboncina di taglia gigante 😀 Niente mi fermava, nemmeno la pioggia. Il ricordo più buffo? La prima volta che sono andato ad Auronzo in treno. Ho sbagliato ila coincidenza e sono arrivato a notte inoltrata 😀

    • Discoteche in Romagna, ci abbiamo tutti trascorso qualche nottata a ballare e divertirci, credo. Grazie (anche del buon weekend qua sotto) di aver lasciato la tua conchiglia ricordo qui da me, anzi da noi.

      • certamente chi non ha frequentato le discoteche romagnole? Il mio guaio è che sono una frana nel ballo 😀
        Un piacere lasciare presso di voi qualche conchiglia ricordo.

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