Amo il greco # 13

Decliniamo la puntata odierna della rubrica del 25 di ogni mese al significato più romantico della frase “Amo il greco” cioè “Amo mio marito, che come noto è per 3/4 greco.” Perché a me piace scherzare, ma in fondo non troppo, dicendogli che la sua grecità ha avuto un peso enorme nel farmi innamorare di lui!

Perché già amavo la Grecia, perché sia io che mia sorella, entrambe molto portate per lo studio delle lingue, abbiamo sempre un po’ subito il fascino dello straniero. Anche se in realtà Emanuele è italiano a tutti gli effetti; potrebbe avere la doppia cittadinanza, ma questo avrebbe significato prestare servizio militare in Grecia, una faccenda lunga, e quindi ha rinunciato.

Ma come l’anima ellenica si è palesata e mi ha conquistata?

Per qualche mese io e Emanuele abbiamo chiacchierato nei corridoi, alla macchinetta del caffè, i soliti approcci di chi è collega e che chi lavora per una grossa azienda conosce benissimo. Avevo 36 anni e la mia gemella si era appena sposata: mi sentivo sola  e convinta che mai avrei potuto attraversare la navata con l’abito bianco come aveva fatto lei (in realtà il suo abito era azzurro chiaro). Quasi subito sono saltate fuori le sue origini, io – non lo ricordo – di sicuro lo avrò sfinito di domande. Mi vedeva alle 17.30 prendere la navetta aziendale che mi porta(va) alla metropolitana, e sapeva che talvolta avevo la necessità di fare straordinari e questo implicava chiedere passaggi ai colleghi, visto che di collegamenti organizzati dalla ditta ce n’è uno solo. La società chiede ore supplementari, si è trasferita fuori Milano, ma per raggiungere la civiltà sono affari tuoi 😦

Così, ad agosto quando io ero appena tornata dalla ferie in Calabria, abbronzatissima, mi disse che in quel mese sarebbe uscito prima dal lavoro e avrebbe potuto accompagnarmi volentieri al metrò, io ne approfittai. Per lui era la prima estate da dipendente lì, io sapevo che tradizionalmente l’ultimo giorno lavorativo prima di Ferragosto era usanza che la direzione a un certo punto, verso le 15, 15.30 dicesse di andare pure a casa e glielo dissi. “Quando vai a casa puoi darmi un passaggio?” Sapevo che abitava vicino a una fermata del metrò che mi era comodo per proseguire poi per la Stazione Centrale, dove avrei preso un treno per la Valtellina. Lui, gentilissimo, rispose che mi avrebbe portata direttamente in stazione, e così fu.

Ricordo quel scendere dalla sua auto al volo in un ingorgo di traffico, un bacio veloce sulla guancia, e dentro di me i pensieri contraddittori circa “che bello, ho un’altra settimana di vacanza da trascorrere in montagna” e “che brutto, in questi giorni non lo vedrò!”

In Valtellina la vigilia di Ferragosto mi trovavo con mia mamma in una pasticceria a ordinare una torta, lei era super indecisa e nel frattempo mi misi a leggere una rivista, l’oroscopo prevedeva che le donne sagittario single avrebbero cominciato a breve un’importante relazione con un bilancia. Io sono sagittario, Emanuele bilancia. Trasalii e mi sentii pervasa da auspici felici.

A ogni squillo di cellulare speravo fosse lui, ma era impossibile: non ci eravamo scambiati i numeri. Cosa che facemmo quando tornai: scesi dalla navetta aziendale del mattino, radiosa coi capelli a caschetto (prima erano lunghi) dritti dritti e lui mi fece i complimenti. Qualche sera dopo ero al Festival dell’Unità, aspettavo un’amica vicino a uno stand sudamericano, la musica sudamericana proprio non riesce a piacermi, mandai quindi un sms a Emanuele per dirgli che avrei preferito ascoltare un bel sirtaki. Lui mi rispose con due parole che non capii, e che hanno davvero fatto la storia nella nostra storia:

Yassou Koukla qualche sera ti porto al ristorante greco.

Toccò chiedergli cosa significasse “Yassou Koukla”. Scoprii quindi che voleva dire “Ciao Bambola”. La cena alla taverna greca avvenne pochi giorni più tardi e si concluse col classico primo bacio tra noi. Da allora io sono la sua Koukla.

26 pensieri su “Amo il greco # 13

  1. Ho gli occhi a cuoricino! Questa storia è vera, proprio vera, l’ho sentita con le mie orecchie in pizzeria, sotto gli occhi a cuoricino di Emanuele leggermente arrossito. Però non sapevo del finale e come dire, oh che bello. Perché l’amore mi fa sempre l’effetto di una valanga nello stomaco? E chi può darti torto se ami il greco?! Ha ragione Barbara, scrivi anche quando non vuoi.

    • Ciao e benvenuta, anche tu quindi insieme a un greco? Io dico sempre, e se invece di Koukla quel giorno mi avesse chiamata in un altro modo? Sarei stata condannata ad essere altro, non so fiorellino, farfalla, mah.

      • eh si, con un greco e in grecia, forse qui sta la differenza! in effetti se un italiano in italia ti chiamasse “pupa” non credo ti piacerebbe,no?
        e, in effetti, se in grecia non avessi vissuto tutti questi anni sarebbe rimasto anche per me un tocco affascinante. ahime’, la magia e’ svanita presto.

    • non ci penso proprio,a smettere. (per ora solo blog e un libro ma solo per ora). in effetti l’unica cosa che mi fa passare la voglia di tornare sul blog e’ quando parli della grecia, o questa rubrica, ma e’ decisamente un mio problema e non della, arguta, scrittrice 😉
      anna

  2. Meraviglia! Sono d’accordo con chi ha commentato più sopra – il tuo tocco sapiente rende delizioso anche leggere di un…fatto di cronaca! 🙂
    PS. Anche io mi sono sposata con un collega, che mi scortava amorevolmente alla pensilina del tram…davanti alla quale bus su bus sfilavano sino all’imbrunire ed io puntualmente mi perdevo sempre l’ultimo!

  3. Che bella storia! E poi ti ricordi bene i dettagli, mi sembra, cosa per cui ti invidio molto. C’è da dire che io e mio marito siamo insieme da 30 anni, perciò la strada è un po’ più lunga… 😉

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