Letture e felicità di marzo

Marzo, oh marzo è stato un gran mese. Come ho letto da qualche parte “nessuno farebbe la fila e pagherebbe per salire sulle montagne russe piatte” però ecco, insomma, anche meno, grazie.

I down si erano palesati già a febbraio e continueranno di sicuro anche in aprile: l’intervento di mia suocera (stando al pre ricovero avrebbero dovuto chiamarla in questi giorni ma niente), operazione in sé non così pesante (per quanto io sono della teoria che nessuna operazione sia mai banale) ma il motivo è invece importante; e la mia epicondilite a tratti molto dolorosa, dovuta ad aver incautamente e malamente portato una borsa della spesa troppo carica, per cui è scattato pure il mood “sono una cretina, mi odio!” Ho già fatto alcune Tecar e giovedì inizio le onde d’urto. In molti giorni mi sono sentita in un frullatore, il male al braccio, il trambusto delle visite di mia suocera e la sua giusta preoccupazione da gestire. Ho patito parecchio la Festa del papà (due giorni dopo oltretutto il quindicesimo anniversario della morte di mio suocero, che si chiamava Giuseppe) e sto davvero male per tutta la faccenda schifosa del mancato riconoscimento del secondo genitore nelle coppie omosessuali.

Come contropartita una giostra di incontri con amici che non vedevo da parecchio che si è conclusa il 29 con Barbara e Brunella a Milano in una giornata magica che era stata anche un po’ un faro nei tempi bui del lock down: finirà e verrete a mangiare al celebre ristorante che in quei giorni utilizzavamo per l’asporto. Grazie amiche di essere semplicemente voi e di esserci per me.

In tutto i momenti felici sono stati nove. Mi rendo conto che spesso le felicità riguardano ciò che si fa nel weekend, quasi sempre con l’Orso. Questo mese le deviazioni sono state la meraviglia della ricerca e dei ritrovamenti dei vecchi libri, di cui vi ho parlato, e la ripresa di slancio della psicoterapia, in realtà mai interrotta, ma ho avuto per diverse settimane una sensazione orribile a riguardo, come se si stesse perdendo tempo, ogni seduta generava rabbia, finché finalmente sono riuscita a parlarne e la psicologa ha risposto con efficacia ed empatia.

Letture, basta un’occhiata ai voti per capire su che livello siamo. I voti non sono assoluti, cerco di spiegarmi, 10 a Marzolina e magari – non qui – un voto più basso a un classico (nel 2021 ho dato 8 a La famiglia Karnowski) è che il voto è rapportato al genere, a quanto quel libro abbia saputo darmi, quindi c’è tutta una sfera emotiva assai personale, pure legata al momento contingente. Eccoli:

  1. La figlia dei fiori Jennifer Egan voto 10 Traduzione Vincenzo D’Antonio
  2. Marinella Super Gilda Musa voto 9
  3. Marzolina tutta pepe voto 10 Traduzione Ester Brinis
  4. Parlami Francesco Zani voto 10
  5. Il sangue delle bestie Thomas Gunzig voto 9 ½ Traduzione Francesco Bruno
  6. Ti seguo Sheena Patel voto 7 ½ Traduzione Clara Nubile

Il primo è una delle prime opere di Jennifer Egan, scovata usata al Libraccio, dopo aver letto e molto amato tutto o quasi (mi manca l’ultimo, aspetto che esca il tascabile) della Egan. Titolo simile a uno dei miei, con il quale condivide, che cosa singolare, il tour europeo della protagonista, con alcune città in comune, per motivazioni differenti. Qui abbiamo un viaggio complesso sulle tracce della sorella morta misteriosamente dieci anni prima a Corniglia, la meno visitata delle Cinque Terre (io ci sono stata! Yeah) partendo da S. Francisco nel 1978.E’ un romanzo magistrale, doloroso e autentico che ci parla ancora una volta di famiglie in cui conflitti e rapporti malati mietono vittime. Di una crescita personale complessa sulle orme di un lutto che ha stravolto tutti. Le città che conosco, come Amsterdam, sono descritte in maniera sublime, molto autentica. Questo romanzo è stato davvero una scoperta casuale e felice, una lettura totalizzante e immersiva.

Marinella e Marzolina hanno saputo restituirmi intatto il piacere straordinario della lettura dei miei dieci anni. Marinella, conservavo un’eco in tal senso, ha una famiglia snob che è il vero limite a un voto più alto, mentre Marzolina è pazzesca, credo davvero ancora godibile dai ragazzini di oggi. Io ho adorato ritrovale e connettermi con la Sandrina che Dio sia lodato non si è mai estinta.

Ho comprato Parlami perché si svolge a Cesenatico e in genere Fazi come editore è in linea coi miei gusti. Ho amato questo esordio pirotecnico di Francesco Zani che ci porta in uno stabilimento balneare (mamma mia, che ambientazione interessante per me) e nella casa di questa famiglia disfunzionale in cui il figlio minore Gullit arriva a incasinare qualcosa che era già estremamente fragile. La precarietà di un nucleo familiare allo sbando non regge la personalità di Gullit che comunica solo col fratello maggiore, voce narrante, e ha una tenerezza che mal si sposa con gli affari del lido (in Romagna si chiamano Bagni, so che altrove non è così, secondo voi Lido è il termine più nazionale? Chiedo) e la vita pratica. Ho adorato tornare sul mio amato Porto Canale, leggere di viale Carducci, la passeggiata dei negozi, in questo mio secondo tempo di amore romagnolo, dopo la sbornia della mia infanzia e adolescenza. Ma soprattutto ho amato la scrittura delicata di Francesco, la sua idea narrativa sensibile e composta, precisa, che sa tenere insieme parole e azione. Gli auguro tante soddisfazioni perché sembra pure una personcina brava-brava.

Che dire di Gunzig dopo aver amato follemente lo strepitoso Feel Good ? Chiaro che le aspettative erano elevate, c’è giusto un mezzo punto a distanziarlo appunto da Feel Good. Intatto il suo tipico surrealismo, le situazioni estreme calate in una quotidianità di generale appartenenza col carosello di inevitabile deflagrazione. Un cinquantenne vagamente depresso con una vita da cui non si aspetta più nulla soccorre una donna maltrattata convinta di essere una mucca, anzi vacca (mia grande curiosità sulla scelta del termine da parte del traduttore). Fisicamente è umana, ma lei dice di no, no, no, non è che si crede, lei è proprio una vacca. Quindi, per esempio, beve tantissima acqua, solleva pesi enormi. Chiaramente si innesca una girandola di situazioni assurde, Gunzig sa far ridere, tra chi le crede e chi la compatisce, mentre aiutarla non è facile, tanto per cominciare non ha documenti. Dissacrante, ecco io Gunzig lo consiglio proprio perché esce dagli schemi in una maniera sorprendente e molto arguta, mai pretestuosa.

E arriviamo a questo Ti seguo . Se si può comprare un libro per il traduttore, io l’ho fatto. Come da questo mese, e mi vergogno per non averlo fatto prima, i traduttori saranno citati nella lista. L’ha tradotto la mia amica Clara, ed è un’opera importante, di cui si è parlato molto, per me non sempre facile, pagine respingenti – il mio lato quacchero ha arrancato – alternate ad altre sublimi, magari anche solo per due frasi talmente accecanti di verità da giustificarne comunque la lettura. La protagonista, in una sorta di flash narrativo non del tutto lineare nella costruzione, è ossessionata da una donna, che ha (avuto) una relazione con l’uomo (sposato) con cui lei vorrebbe stare, che si scopa di tanto in tanto. Ossessione che vive delle pagine dei social che lei sfoglia di continuo, trovando delle pecche oscure, arrivando a plasmare la propria quotidianità su quella dell’oggetto del suo tormento. Fantastica è la vendita organizzata dalla donna, dove lei va senza potersi permettere di comprare nulla, cosa che getterà una luce miserabile su di lei, e la donna poi non c’è, ma su Instagram scriverà qualcosa tipo “che bello avervi visti!” Ma se manco c’era? L’esposizione mediatica, il voyerismo di cui tutti siamo vittime, la morbosità di seguire qualcuno per giudicarlo, l’attrazione compulsiva verso chi invidiamo e poi odiamo e poi critichiamo. Il sommo godimento di crederci superiori mentre siamo solo meschini. Tanta roba.

Marzo finisce, mi lascia un po’ sfinita, ma anche con parecchi sorrisoni indelebili. Grazie a chi è arrivato in fondo a questo post.

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15 pensieri su “Letture e felicità di marzo

  1. Marzo è un mese per me emblematico, forse perché cavalca verso l’estate ma ha ancora la coda nell’inverno, é sempre un mese di transizione che però mi piace e quando finisce ho paura a staccarmene.
    Sono attratta dal libro Parlami, anch’io ho un debole per la riviera romagnola. Il termine Lido si usa anche in Puglia, forse é più diffuso a livello nazionale, ma in realtà preferisco Bagno perché mi sembra più confidenziale, ma forse é solo la forza dell’abitudine.

    • Marzo è sempre un mese di transizione, è capitato che nevicasse come di avere giornate splendide e calde. Grazie per aver risposto al mio sondaggino, pensa che invece in zone come Grado almeno un tempo si chiamavano Uffici – vero che a noi non piace questo termine? 😀

  2. Marzo altalenante anche qui, con giornate dove tocco sia il fondo che il picco della montagna, come emozioni intendo. Belle letture: La tentazione di essere felici di Lorenzo Marone. Interminato Uno, nessuno, centomila di Pirandello, anche se era cominciato bene. Finendo in queste ore Guerra e pace di Tolstoj, con difficoltà perché ho sbirciato Colazione da Tiffany di Truman Capote (che bello averlo trovato lì al Libraccio dei Navigli, come hai detto tu: solo quel libricino valeva il viaggio, ma in realtà la compagnia vostra. le chiacchiere e le risate dei tubi e dei treni hanno valso la fatica del viaggio). Dopo mi guarderò le produzioni cinematografiche su Guerra e pace, per ricordarmi la trama del libro che ahimè ho un po’ perso (con tutti quei personaggi!).
    A Sottomarina Lido, dove andavo coi miei nonni da bambina, si chiamavano (e ho controllato su Google Maps, ancora si chiamano) “Bagni”. Qualcuno ora usa il “Beach”, quelli più “ciovani”, aperti la sera e anche d’inverno per l’apericena, ecco. 🙂

    • Al solito allineate anche in questo ottovolante tra vette e abissi, hai ragione.
      Eh certo che anche tu ti vuoi male ad abbinare Guerra e pace e Pirandello, ti ci vuole un po’ di leggerezza. Quel Libraccio è sempre una garanzia, appena finisco la pila dell’arretrato, non molto corposa per fortuna, ci torno.
      Ecco vedi, porti una considerazione interessante, fino a quando ho avuto vent’anni, cioè la mia fase romagnola i Bagni non erano aperti la sera, finita la giornata in spiaggia chiudevano, ora invece molti se non tutti lo sono ovunque (Conero, Versilia, Romagna le spiagge italiane che frequento di solito ora) e fanno cose stratosferiche tra aperitivi, cene o anche solo un caffè dopo cena coi piedi sulla sabbia. Io li adoro. La mia mente sta immaginando un fritto misto sul mare con te e Brunella.

  3. Mi incuriosisce molto Ti seguo, e mi piace un sacco la spiegazione del 10 a Marzolina rispetto a un classico che becca 8 (anche se per me i Karnowski sono un dieci pieno, ricordo come fosse ora le sensazioni che provavo alzandomi alle 6, ma sapendo che sul treno mi aspettavano loro), è un dubbio che ho sempre anche io (ho dato 6 al dottor zivago e 10 ad alcuni Montalbano!). Marzo complicato, in ogni caso, anche da queste parti, non ripongo eccessiva fiducia in aprile, però, ancora troppo freddo, per me!

    • Grazie per l’apprezzamento Cristina e ancora grazie per il ritrovamento dalla mia amatissima Marzolina da 10. In effetti la faccenda voti avrei dovuto spiegarla per bene già da tempo,
      Buon Aprile intanto!

  4. Ho messo nella mia lista il n. 1 e il n. 4, mi piace la trama. Marzo è stato un mese triste per me, mi sento triste dentro, per motivi validi ma vecchi, quindi dovrei averli superati, invece no, non ci si abitua mai alle ingiustizie perpetrate.

    • Se li leggerai aspetto molto volentieri la tua opinione.
      Purtroppo i vecchi motivi se non elaborati continuano a generare una sofferenza intensa e a tratti invalidante, ne so qualcosa, cara Moky, quindi ti arriva tutto il mio abbraccio.

  5. Marzo viene dopo febbraio, che è il mio mese nero per eccellenza, e che quest’anno non si è smentito. Quindi marzo mi piace sempre molto, anche se è andato un pochettino meno liscio di come speravo

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