Parlare male dei romanzi rosa è un’attività talmente facile che ciclicamente qualcuno ci prova, solo che sto giro ad averlo fatto all’indomani dell’omonimo festival è stato il post in questo articolo.
Non sono quindi mancate le reazioni di chi scrive, legge e ama il genere, in particolare delle autrici attaccate nel pezzo, che si sono fatte sentire nei social.
Provo a dire la mia, che rimane appunto la mia opinione di autrice e lettrice (anche) di romance, un po’ di sbieco, ma che crede di avere una certa competenza.
Premessa: non sono mai andata al FRI, 30 euro di biglietto ritengo siano improponibili, ma una certa curiosità in merito ce l’ho, comunque chi ha voglia di spenderli fa benissimo ad andarci perché assecondare le proprie passioni e fare il pieno di energia è sacrosanto.
L’articolo l’ho trovato oggettivamente brutto, scritto male, pessimamente argomentato. Generalizzare non va mai bene, criticare scrittrici che vendono davvero molto significa non solo colpire loro, ma anche le loro fan, mentre io credo che tutto ciò che ha un grosso seguito ed è onesto meriti solo rispetto, anche se non ci piace, anche se leggiamo altro. Neppure McDonald è Cracco ma mi pare se la passi piuttosto bene da anni.
Il vero problema è che l’articolo è del tutto inutile: non spiega le dinamiche editoriali, non approfondisce l’arcinota questione che spesso romanzi pubblicati in self si siano fatti notare da editori di grido, non racconta quali siano gli elementi che hanno fatto breccia nei cuori delle lettrici; in più non simpatizza neppure che le lettrici che magari stanche dopo una giornata di lavoro si rilassano col santo e puro intrattenimento, ma le ridicolizza.
La giornalista non ha insultato nessuno, certo, ma affermare che tutti i romanzi rosa avrebbero “una prosa sciatta, personaggi poco approfonditi, problemi nella struttura, sviluppi di trama prevedibili” è falso e un po’ offensivo.
Nel vasto panorama dei rosa è innegabile esistano opere tremende, che ricadono tristemente in quelle definizioni infelici che l’autrice del Post ha attribuito a tutti, ma il bravo giornalista sa scindere, propone uno sguardo diverso, allarga gli orizzonti, scopre qualcosa di nuovo e in quell’articolo non c’è nulla di tutto ciò.
Il mondo di cui parla non mi appartiene, nonostante abbia pubblicato almeno quattro romanzi e una serie nutrita di racconti: sono un’autrice di punta della collana Passioni romantiche di Delos Digital. Ma questo non significa nulla, io, a dirla tutta, in quel settore editoriale avrei voluto entrarci, ma non ci sono riuscita. Analizzando i miei libri credo, cosa già detta più volte non tanto da me quanto dalle mie lettrici, siano un po’ ai margini del genere. Talvolta mi dico che non sono sufficientemente commerciali, lo dico per non abbattermi, e se buona parte degli editori tipici del rosa non accettano manoscritti e quindi è davvero difficile accedervi, almeno uno citato nell’articolo ha rifiutato di recente un mio testo, quindi proprio no, non vado bene.
Ragione e pentimento è nella collana rosa di goWare ma è un po’ una forzatura, forse sarebbe stato meglio metterlo nella narrativa non di genere; Figlia dei fiordi invece è proprio un rosa, ma i più rosa sono di sicuro Sono una donna non sono (solo) una sarta e Incanto in Bretagna (ex Un cuore in Bretagna) che rispondono perfettamente ai canoni, infatti continuo a credere che non avrebbero sfigurato nell’editoria di fascia più alta, ma non è che possa sempre attaccarmi alla sfortuna, quindi magari no, non sono dei veri rosa e io di rosa non so nulla. A proposito di non sapere, non so se andrò mai al FRI, di certo non da lettrice (sempre per la faccenda dei 30 eurini) mentre da autrice ho ancora qualcosa in valutazione proprio da editori che vi hanno preso parte (ammesso che le autrici abbiano un pass) quindi è una partita ancora aperta.
In definitiva non mi sono sentita affatto toccata da quell’articolo, ma sto di sicuro dalla parte di chi è stato chiamato in causa.
E poi che gran perdita di tempo denigrare.
Piccolo elenco di cose che si potrebbero fare in alternativa, scritto di getto, proprio come viene: mangiare un gelato, fare l’amore, non fare niente, sistemare i farmaci messi alla rinfusa, gettando quelli scaduti, accarezzare un cane per strada, googlare i nomi dei posti che abbiamo visitato cliccare poi su Immagini e immergersi nei ricordi.
Scrivere un romance.