Questa coda dell’estate mi sta regalando, tra temporali e giornate con un cielo blu incredibile e un sole caldo ma non afoso, la luce di un vero inizio settembrino che sta stupendo persino me e se da una parte potrebbe essere il risultato di quell’equilibrio (ricordate? L’ho scelta come parola per il 2018) perseguito, dall’altra spero che duri.
Ci sono state cene perfette qui! E una domenica di relax qui! La spunta di una visita medica di routine con imprevisto (niente di grave, ma psicologicamente mi ha rimbalzata a oltre 25 anni fa con una prima diagnosi dubbia) per cui tocca tornare e soprattutto, dopo uno smarrimento iniziale la sensazione di essere davvero in grado di non drammatizzare, perché l’approccio alle situazioni è importante quanto la situazione in sé.
C’è il lavoro, che sta là e io sto qua e non ci penso proprio. C’è pure una notizia poco piacevole: il mio romanzo Non è possibile non uscirà prima di un anno, Le Mezzelane ha infatti ipotizzato un’uscita dopo l’estate 2019. Potrei sperticarmi in critiche, oggettivamente nella mia testa l’ho già fatto, ma mettere in piazza i pensieri non mi pare etico in questo momento. Una cosa tocca dirla: non è neppure questo l’editore con cui fidelizzarmi, la ricerca continua. Io ora sono più sul cogli l’attimo, vivere alla giornata, piuttosto che progettare a nastro come ho fatto sempre. Ma cosa ne so, cosa farò tra un anno?
Quest’estate ho letto 12 romanzi, poche delusioni, immenso godimento tra le pagine, continuo in questi giorni al parco, circondata da pensionati (ma riesco sempre a conquistare una panchina tutta per me al sole!)
In casa abbiamo ripreso l’usanza “serata panini davanti alla tv una volta a settimana”, era il sabato ora spostata al martedì perché sul canale 8 è cominciato Masterchef!
E oggi vado a prendere i miei nipoti al centro estivo, non li vedo da un mese e me li stritolerò per bene.
E sopra a tutto questo aleggia il romanzo in scrittura: ora ha un titolo definitivo, all’inizio il file era Carlotta, il nome della protagonista, e come sempre accade il titolo giusto mi è venuto in mente mentre prendo sonno, come un flash. E ieri sono arrivata a 180 mila battute, che è tantissimo, che è bellissimo, che è una roba che mi sta riempiendo di fiducia senza vincoli né pensieri su quel contorno avvilente con cui chi scrive per pubblicare deve fare i conti. Mi spiace che non si riesca a fare un progetto continuativo con nessuno, che dall’altra parte non investano su quanto l’autore ha in cantiere, i libri escono e poi boh se l’autore scrive altro bene altrimenti amen. L’editore come banco del salumiere: stacchi il numerino e aspetti il tuo turno. I successi gridati e poi puf scomparsi in pochi mesi, impazzivamo per Camurri, e sugli scaffali già non c’è più. Frugo in internet quali fossero le proposte di inizio anno e trovo un cimitero di romanzi già sepolti da altri che incalzano. Un settore fortemente cannibalizzato, dove ho trovato Wondy che è uscito solo 4 anni e mezzo fa, al Libraccio tutto 2 euro, a 2 euro appunto, in un mischione di libri senza ordine alcuno, in una sera da 60 gradi, e mi ha fatto un po’ male al cuore, ne costava 17 e mi chiedo se possa meritare di finire così. L’ho preso, risparmiare piace a tutti, ma Dio mio, mettetelo a metà prezzo essendo usato, o gratis al book crossing piuttosto e che Rizzoli faccia nuove ristampe, l’ultima risale a un mese dopo la prima!
Mi fa tutto un po’ cagare, non mi piace come (non) funzionino le cose. Ho molti amici che hanno pubblicato uno o anche più libri e ora annaspano, incerti su quale direzione prendere, con la promessa di un secondo libro (o anche terzo o quarto) non mantenuta, loro malgrado.
Andare avanti a “questo sarà il romanzo giusto!” non ha senso perché non può esistere un romanzo giusto con questo sistema di pesca alla trota.
Però, chissenefrega, la mia nuovissima storia scintillante brilla sopra tutto questo, capace ancora di puntare alle stelle, o comunque in grado di farmi sognare quaggiù, non sul suo futuro editoriale, ma sulle vicende di un gruppo di donne straordinarie.
