Commentando il post precedente, Tenar ha parlato di fumetti e di venir folgorati da una storia di nicchia. E in concomitanza stavo letteralmente ardendo di amore per un romanzo il cui protagonista disegna fumetti e andando addirittura oltre la folgorazione, ne sono stata posseduta. L’incontro con Cherryman dà la caccia a Mister White è avvenuta del tutto per caso così direi se credessi al caso. Ma non ci credo e le storie buone per noi trovano sempre una strada per arrivare, anche se il romanzo non è nuovo. Ogni domenica sui Navigli milanesi si tiene un mercatino dell’antiquariato, non ne sono una fanatica, ma un paio di volte all’anno si può fare. Nel tempo si è trasformato in una passeggiata di bancarelle svuota solai della nonna quando va bene, ciarpame quando va peggio. Mi sono buttata su un banchetto di libri usati, attratta dalla tipica copertina colorata di Marcos y Marcos, sempre belle. Ho letto la quarta, valutato che 5 euro glieli potevo dare e me lo sono infilato in borsa. Sono talmente travolta da questo libro che ho pensato di parlarvene utilizzando la formula #imieiprimipensieri, per dare alla recensione, che recensione non è, il massimo dell’emotività. Sospendo il post, apro word e ci si rivede tra un po’… 😀
Ho adorato questo romanzo al punto di non smettere di leggere in autobus, incurante del mal d’auto che mi stava procurando nausea, ovunque l’ho letto, sul divano di mia sorella mentre Nanni faceva i compiti e io ogni tanto gli gridavo “tutto bene? Stai studiando o guardando il cellulareeeeee?” Rapita, innamorata persa, tristissima dopo aver appreso in internet che l’autore, considerato un vero ragazzo prodigio, è morto a soli 49 anni di cancro, qualche anno fa. Un dolore umano, una perdita per la letteratura.
Bullismo, antisemitismo, temi a me cari, temi assolutamente da non abbandonare mai, temi importanti per raccontare ai nostri ragazzi l’orrore che può nascere e svilupparsi in menti criminali che, all’apparenza, fanno solo scherzi e in un attimo passano la soglia. In poche parole le dinamiche più difficili ci vengono portate e spiegate come se fossero comprensibili a tutti, le dinamiche malate fatte di senso di appartenenza, quel creare gruppo per sentirsi accettati e quindi importanti e considerati quando si è giovani e fragili. Ho amato Ricky, ho percepito per la reale immensità narrativa di questo romanzo che qualcosa di tremendo sarebbe accaduto, è lì, aleggia lungo le 150 pagine, e il lettore lo sa, ma non sa dove esattamente si andrà a parare. Nell’ultimo terzo, dopo aver divorato le prime 100 pagine circa, a ogni pagina dovevo smettere, come se stessi correndo e avessi il reale e concreto bisogno di riprendere fiato da tanto la tensione saliva. Tutto è meravigliosamente mostrato e mai raccontato, finalmente qualcuno che mette in pratica il famoso show don’t tell e lo fa alla grande con un’efficacia da brividi. Asciutto, questo è un romanzo senza fronzoli che non fa sconti e non scade mai nel moralismo. E’ una storia piena dell’attualità tremenda in cui l’Europa si sta nuovamente calando, quella Germania prima di tutto che assomiglia troppo ai motti che sentiamo dal nostro governo che cavalca l’onda del malcontento e si dimentica di essere semplicemente umano. Struggente, doloroso, a tratti persino ironico, pennellate di cruda realtà che si scontrano con la poesia di un diciottenne che disegna fumetti e ama le piante e crede di poter affrontare la sfida che la vita gli ha messo di fronte, un ragazzo che va a Berlino a fare il giardiniere che un sogno modestissimo eppure per lui immenso. Un ragazzo e qui sta una delle più grandi magie del libro che viene letteralmente salvato due volte dai fumetti. La conferma che i libri salvano realmente la vita. Cherryman si colloca in un sol giorno in cima non solo ai migliori libri letti nel 2018 ma nell’intera mia vita. L’ho amato come si amano le persone care. Vorrei, come diceva il protagonista del giovane Holden, prendere il telefono e poter chiamare Jakob per dirgli quanto il suo libro mi abbia fatto bene e male al cuore, ma per farlo mi toccherebbe chiamare in cielo e questo rende tutto incredibilmente doloroso.
Ci tengo a esercizio concluso, a riportare un paio di frasi del romanzo, non sono snodi così importanti ma un esempio vivido di una scrittura, uno stile, davvero da 10 e lode.
Di norma non sarei passato dal supermercato a quell’ora, perché loro erano lì quasi tutti i pomeriggi. Ma avevo promesso a zia Bambusch di comprare il quark. Il giorno seguente doveva venire a trovarla la sorella e zia Bambusch voleva prepararle una torta al formaggio. Lei e la sorella non si sopportano, ma la torta al formaggio con marmellata di albicocche è un ricordo della loro infanzia e zia Bambusch sperava così di creare un’atmosfera allegra.
Quante informazioni riesce a darci l’autore in poche righe? Tantissime. Rick cerca di evitare i teppistelli (siamo a pag. 19), la zia ha una sorella con la quale non è in buoni rapporti, ma ci prova a migliorare la situazione o perlomeno a rendere l’incontro piacevole. Apre scenari, riporta all’infanzia delle due anziane sorelle, mentre allo stesso tempo Rick Fischer pur di accontentare la zia sa alla perfezione che si caccerà in un guaio.
Vediamo un altro brevissimo stralcio.
Non era il primo colloquio di lavoro che mio padre faceva nella Germania Ovest. Come sempre accadeva quando i miei pernottavano fuori fui affidato alle cure di zia Bambusch. Me lo ricordo bene: era un giorno piovoso, stavo con la zia sotto la tettoia del garage e con la mano salutavo i miei che si allontanavano.
Qui siamo a pag. 30, non è ancora stato chiarito come mai Rick viva con la zia e l’immagine che l’autore ci presenta secondo me è estremamente efficace, anche se non lo dice io ho avvertito chiaramente l’ansia del “sta per succedere qualcosa”, in più è proprio bella perché il lettore vede il bambino che saluta sotto la tettoia che gronda acqua, infine ci viene data l’informazione importante che la Germania è ancora divisa e colloca la storia nella più povera Germania Est.
Il romanzo è adottato come libro di testo nelle scuole tedesche. Ho riflettuto molto sull’età indicata per leggerlo, seppure col supporto degli insegnanti, alcune in realtà sporadiche pagine sono molto crude. Sicuramente alle superiori va benissimo, probabilmente già in terza media, prima ho qualche dubbio, ma non sono del settore, sto soltanto pensando che tipo di reazione potrebbe avere mio nipote dodicenne, ammesso che sacrifichi il cellulare e torni a leggere, cosa che auspico avvenga a breve. Perché perdersi certi capolavori è un delitto.
Vi prego, leggete questo libro, e tornate a dirmi quanto vi ha dato. Regalatelo e diffondetelo, non posso accettare che cada nell’oblio, è una lettura intensa di estrema attualità a cui non riesco a smettere di pensare.