Maggio, più spesso maggembre, come è stato rinominato, è stato un gioco di ruolo per cui ogni traguardo di vera bellezza toccava conquistarselo tra inciampi e imprevisti che poi, oltre alla fatica, un po’ condizionavano l’arrivo, nel senso che quando finalmente si era lì, al momento bello, era un filino meno bello. Di continuo.
Qualche esempio: del Salone ho già ampiamente detto, ed è eloquente. Cena rimpatriata ex colleghi e nello stesso locale troviamo la mega tavolata dirigenziale dell’azienda che li ha bellamente licenziati. Il saggio di magia dell’Orso e trac lo sciopero dei mezzi per cui mi è toccato andare con lui alle prove due ore prima che ho trascorso in un bar, altrimenti non sapevo come raggiungere il teatro dall’altra parte di Milano (e ho scoperto che quando c’è sciopero non si possono prenotare i taxi in anticipo, cosa che altrimenti avrei fatto). In tutto questo Emanuele impestato di raffreddore, mal di gola e affini come un sacco di gente visti gli sbalzi di temperatura, torna a casa dallo spettacolo che è seguito dopo il saggio con 37.8 di febbre e il giorno dopo avevamo il treno alle 7.45 per l’agognatissimo weekend a Padova. Siamo andati ugualmente, lui sfebbrato ma intasato, e il fine settimana all’ombra del Santo con Barbara Webnauta e un gruppo di amici piuttosto variegato (che metterli insieme avrebbe potuto essere un flop tremendo invece no) è stato meraviglioso. Su questo magari ci torniamo.
Quindi alla fine, tirando le somme, con gli aggiustamenti del caso, mi sento di segnare sul libretto delle felicità solo 5 avvenimenti. Pochissimi! Ma veniamo ai libri.
- La casa di marzapane Jennifer Egan Traduzione Gianni Pannofino voto 9
- Acque profonde Patricia Highsmith Traduzione Patrizia Caramella voto 9 ½
- I ragazzi dei cavalli Johan Ehn Traduzione Samantha K. Milton Knowles voto 9
- I giorni del mare Pierre Adrian Traduzione Maria Sole Iommi voto 7
In tutto questo circo di pioggia, non dimentichiamo che maggio era partito con l’annullamento della vacanzina a Cesenatico causa intervento mamma Orsa (che col senno di poi il tempo era brutto e io per niente in forma quindi meglio non esserci andati), non sono stata particolarmente rapida nella lettura, tutt’altro, ma almeno tre sono stati davvero romanzi pieni di bellezza e consolazione. Del primo già ho detto.
Avevo poi voglia di leggere qualcosa della Highsmith mia ossessione dei 25/30 anni, genio assoluto del thriller psicologico, del noir, dei ribaltoni emotivi sul filo del dubbio. Victor e Melinda, una coppia male assortita. Lui rasenta la perfezione, lei è un’infantile egocentrica e capricciosa, anaffettiva con la figlia, dedita al tradimento seriale del marito, che mette in ridicolo alle feste, facendo – l’ho detestata e quindi qui mi sfogo – la troietta con la preda di turno che porta persino in casa. Victor sembra accettare passivamente ogni spasimante, fino a quando rivela che no, non è il caso di spaccare la faccia agli amanti, lui più drasticamente li uccide. E infatti che fine ha fatto l’ultimo bellimbusto che girava con Melinda fino a poco tempo prima? Top suspense, dialoghi pazzeschi per l’acume di Victor, consigliatissimo.
Ad aprile ero stata alla presentazione de I ragazzi del cavalli, serata molto gradevole. Ero andata perché l’autore sarebbe stato intervistato da Giacomo Cardaci, scrittore a sua volta, di cui anni fa apprezzai molto Zucchero e catrame, attivista LGBTQ nonché uno dei pochi scrittori di un certo successo che mi segue su Instagram e ogni tanto mi commenta pure. Oltre all’autore svedese era presente anche la traduttrice. I ragazzi dei cavalli sono Sasha e Janek che si conoscono in orfanotrofio in Cecoslovacchia negli anni ’20 dove iniziano ad esercitarsi in ardimentosi esercizi equestri, e, dopo una fuga, approdano in un circo che li farà girare per tutta Europa fino all’ascesa di Hitler che fermerà i loro sogni. Da un legame di fratellanza scopriranno di amarsi e sappiamo tutti che la persecuzione nazista ho ferocemente colpito anche gli omosessuali. I capitoli al passato sono alternati a quelli al presente dove il coprotagonista si trova ad accudire come operatore socio sanitario un anziano Sasha nel 2014. La bellezza di questa opera che l’editore Fandango, secondo me sbagliando, ha etichettato come libro per ragazzi, sta nella delicatezza di una storia fragile e potente, nella cura per l’adorabile vecchietto, nello studio importante che Johan Ehn ha condotto per raccontarci Berlino nel 1933, l’unione profonda tra Sasha e Janek ma anche tra loro e i propri cavalli. E’ una storia piuttosto insolita che rimane dentro, anche grazie al finale spiazzante e pregno di significato.
I giorni del mare è il primo libro letto dei miei pochi acquisti del Salone, pubblicato da Atlantide, un editore che seguo, ne avevo visto l’uscita su Instagram e ne ero rimasta subito affascinata: agosto in Bretagna, una grande casa che accoglie ogni estate tanti parenti, cugini che crescono, vanno e vengono in quell’incedere nostalgico che i luoghi dell’infanzia conservano. Un’insieme di temi a me cari, un’ambientazione che amo e poi puf, non ho trovato quanto ha promesso. Mi è sembrato tutto abbozzato, oltretutto 150 pagine per 22 euro seppure con carta di pregio, edizione numerata (cosa piuttosto ininfluente ai fini della lettura) mi pare eccessivo, ma era proprio il classico libro “ah voglio leggerlo su-bi-to! quindi li avevo pure spesi volentieri. Non che 7 sia un brutto voto, ma c’erano i presupposti per 9 o 10. Un vero peccato.
E così tra un’ora saremo in giugno. Anticiperò di qualche giorno il post con le letture perché il 29, sempre a Dio piacendo visto il periodo, partiremo per il nostro amato Conero dove trascorreremo un pezzo di vacanze estive.