# T. Ciabatti – Impatto


Un po’ di cronaca di lettura.

Mercoledì dopo cena inizio il romanzo, pagg. lette 50

Il libro si apre con un prologo dove già c’è un evento bomba.

Commento da lettrice: apperò, chiaro che induce ad andare avanti (anche se nel mio specifico caso ero al corrente di questo fatto perché ne era stato parlato alla conferenza stampa); commento da autrice: non ho mai utilizzato il prologo, sembra una procedura interessante, devo ricordarmene.

La storia scorre, la struttura narrativa è di tipo inghiottente, mi sembra molto cinematografica.

Giovedì in pausa pranzo leggo un po’, arrivo a pag. 58 nel frattempo io e Marina ci siamo sentite in privato e decidiamo di leggere fino alla fine della prima parte, cioè pag. 80.

Questa prima parte è dedicata al padre di Teresa, Lorenzo Ciabatti, Il Prescelto, primario dell’Ospedale di Orbetello, benefattore locale, ricco stra-ricco, riceve regali importanti da persone come Licio Gelli. Teresa ne traccia l’infanzia, di cui sa poco e ripercorre la storia dell’innamoramento di sua madre, medico lei stessa (giunta da Roma a Orbetello per lavorare col professor Ciabatti in sala operatoria), fino al matrimonio e alla nascita di Teresa e del gemello Gianni. Continuo a pensare che sia una storia molto cinematografica, ben scritta, coi pensieri di una Teresa bambina messi tra parentesi, intrigante e solida, molto credibile.

Ciò che mi colpisce di più è la ricchezza di questa famiglia, un benessere prepotente, una casa di vacanza all’Argentario, la prima con piscina, di marmo, 11 bagni, un bunker. E per le nozze tra i regali un quadro di Fattori, naaaa è una copia, ma poi gli eredi, cioè Teresa Ciabatti lo faranno valutare: originale, 700 mila euro di valore. Non riesco a non pensare a questa donna con la quale ho parlato tranquillamente, che ho abbracciato e che ha vissuto in un mondo così la sua infanzia, 4 anni meno di me, la stessa generazione, ci siamo persino sposate alla stessa età (tardi!). Lei così, io col padre fattorino, la madre sarta e a un certo punto lo sfratto. Cazzo. Eppure, è riuscita a farmi immedesimare. Come si fa? Come si può immedesimarsi in una che aveva giocattoli pazzeschi, che nessun’altro bambino aveva? Io che avevo solo la Barbie rigida? Secondo me ci si riesce se si ha una gran storia da raccontare e una gran penna. Brava, la Ciabatti per me è molto brava.

Mi domando, ma Lorenzo Ciabatti mi è simpatico o antipatico? Più antipatico che simpatico, ma non antipaticissimo, non lo detesto ecco, odio i tirchi e lui indubbiamente lo è, in più mostra una sorta di ingratitudine verso il suo entourage che lo rende un po’ stronzo, ma nel complesso i personaggi dei libri che mi fanno venire voglia di entrare nelle pagine e tirar loro un ceffone, sono altri.

Tutti celebrano Lorenzo Ciabatti, ma la più amata è solo lei, Teresa, la sua bambina.

Molto bello.

23 pensieri su “# T. Ciabatti – Impatto

  1. Arrivo ora, devo dire che hai fatto un’ottima presentazione, gli elementi ci sono tutti.

    Dici cinematografico? Io ho trovato questo suo modo di raccontare a tratti soffocante, come se nascondesse frenesia. Se questo era l’intento dell’autrice, trasmettere questo senso di nevrosi, allora è stata bravissima. I dialoghi non presentano virgolette, fanno parte integrante de suoi ricordi, come in un racconto orale, quando riporti i discorsi diretti senza interromperti. Un esempio? La scena in cui lui, il padre, fa morire di paura la madre mentre sale con la macchina a tutta velocità lungo lo strapiombo sul mare:

    “Vai piano, ripete mia madre. Mio padre sorride, mica avrai paura. Lei non risponde, mentre lui accelera ancora, non è un gioco divertente, Renzo, si aggrappa alla maniglia sopra il finestrino, lui sorride, gli occhi fissi alla strada. Con una mano le dà un buffetto sulla guancia, che fai, reagisce lei, tieni il volante. Lei tace, trattiene il respiro, un’altra curva e un’altra ancora, strapiombo, cinquanta sessanta metri, poi sbotta: sì, ha paura, tantissima paura, vaffanculo Renzo, perché deve spaventarla così.”

    Efficace sì, questo suo modo di narrare, è già una caratteristica che rende originale lo stile.

  2. Il padre no, io non lo tollero. È tirchio, (dai la scena delle posate d’argento è di un patetico disarmante);
    razzista:
    “per Renzo invece è quasi repellente, perché negra, e a lui gli africani fanno un certo ribrezzo. Non che sia razzista, per carità, solo che considera i negri esseri inferiori.”
    pezzente::
    ” i mocassini con la suola bucata, le camicie non stirate, l’appartamento modesto, un bilocale a pochi metri dall’ospedale. Fino alla macchina.”

    La sensazione è che la Ciabatti abbia calcato la mano per fare emergere lo stacco netto fra l’uomo che lei pensava essere il padre, un “benefattore”, amato da tutti e quello che, invece, scopre essere stato: rispettato e riverito ma solo per le ragioni (losche) che motivano lo sfogo della narratrice.

    Sai cosa mi è piaciuto?
    L’ingresso, quasi casuale, nella storia di Licio Gelli, di Almirante, Fanfani.
    Scena del matrimonio fra il padre e la madre, avvenuto nel 1970:

    “Davanti al duomo una grande folla. Una folla composta anche da curiosi, come se a sposarsi fosse un attore del cinema. Professore Professore, inneggiano. Mio padre racconta di nonna Jole che, costringendo Umberto a darle il braccio, da sola cammina male, si avvicina a lui e lo abbraccia. Aldo, gli sussurra scambiandolo per il marito morto, non devi fare all’amore. Poi fratelli, nipoti, cugini, amici… che io oggi nelle foto tento di riconoscere –l’uomo dietro la colonna non è Giorgio Almirante? Poi finalmente nell’album arriva la sposa. Ho iniziato a piangere dall’albergo, ricorda mia madre. Tuttavia nelle foto non si nota, il sorriso dalla dentatura perfetta biancheggia dando l’idea di felicità, immensa felicità –ehi, ma questo tizio nano non è Amintore Fanfani?”

    • Sì, la nevrosi c’è e la Ciabatti del resto è stata in analisi per anni, ha preso persino il litio che leggero non è. Chiaramente il Professore è un personaggio inquietante e negativo, innegabile, ma non mi ha suscitato una rabbia estrema come può essermi capitato con altre letture. Sui personaggi Fanfani ecc. la Ciabatti è stata criticata perché non porta luce sul sottobosco italiano e lei si è dovuta difendere dicendo che nonostante le frequentazioni paterne il libro non è un saggio su quegli anni, tutto quindi rimane un po’ in secondo piano.

  3. Arrivo tardi a commentare, ma ho una buona scusa: ieri ho festeggiato il settimo compleanno del mio cucciolotto. (Mammamiacomecavolovolailtempo!!!)

    Il romanzo della Ciabatti, partendo dalla copertina, ti invita a bordo piscina per una nuotata tutt’altro che rilassante. Il prologo mi cattura. Anch’io ho avuto la sensazione che le scene descritte scorressero come in un film. Mi trovo in un contesto spensierato, familiare e poi, improvvisamente, lo vedo anch’io quell’uomo che si avvicina: “professore”. Vado avanti, voglio conoscere tutta la storia. Per ora, ho terminato solo la prima parte. La definirei una lettura elastica. Il tipo di narrazione costringe la mente a saltare da un punto all’altro del tempo: presente, ricordi, riflessioni, rettifiche, di nuovo presente e ancora ricordi. Mi piace il ritmo con cui la Ciabatti trascina dentro la storia. Non è un modo lineare di raccontare, l’ho trovato in una parola: emotivo. La più amata racconta l’illusione (o la realtà?) di una bambina che non aveva i mezzi per discernere la realtà dalle apparenze, le bugie dalla verità; si mescola tutto anche nella mia testa e mi chiedo cosa farei io se mi trovassi a quarantaquattro anni a sentirmi una donna incompiuta, a dover ricercare l’origine nel castello dorato in cui sono cresciuta. Empatia. In me, ha suscitato subito empatia. Al contrario, ho provato una profonda antipatia per il professore. L’ho trovato odioso, lui e i suoi modi, lui e le sue idee, soprattutto lui e i suoi scherzi imbecilli! La madre mi suscita tenerezza e un pochino di rabbia: ma come fai a non accorgerti dei segnali che quest’uomo ti mette di continuo davanti agli occhi? Le vorrei dire di mandarlo a quel paese e di non cambiare più idea. Beh, insomma questo è il mio approccio al libro, personale, molto personale suppongo. Mi ci sono immersa con tutte le scarpe e questo mi pare un fatto positivo.
    Bacioni a voi splendide donne. 🙂

    • Due a uno per padre odioso! 😉

      Anch’io mi sono detta: ma che cavolo di scherzo è fare credere a una donna di avere vissuto una tragedia familiare, roba che lo avrei piantato in asso subito con un vaffa di tutto rispetto.
      Ma ti pare, poi, che uno si mette a correre in quel modo su una stradina stretta a strapiombo sul mare, senza considerare chi hai accanto?

      Copertina: comincia da quella piscina, il romanzo, era giusto mostrare il senso di ciò che si vuole raccontare: relax, spensieratezza, ricchezza, tutto ciò che si può desiderare, ma che non dà la felicità.
      E l’oblò che dà sul bunker?
      Inquietante:
      “Dietro la porta si apre un lungo corridoio a elle con tre oblò che danno direttamente sulla piscina, sott’acqua. Ripostiglio, cantina. Quello non è un ripostiglio, né una cantina, e tu bambina lo sai. Quante volte li hai sentiti parlare di bunker?”

      • La copertina mi è piaciuta subito, ma è stato solo dopo le prime pagine che ho iniziato ad apprezzarne il significato. Ho colto (forse arbitrariamente) diversi livelli metaforici. Sono diverse le profondità in cui possiamo fermarci a osservare le cose. Ho sempre pensato che avere una villa con piscina fosse una figata pazzesca. Alle superiori avevo un’ amica che viveva in una casa così e l’ho sempre guardata con un pizzico d’invidia non cattiva, più che altro era un pensiero del tipo: “quanto sarebbe bello se anch’io…”; immaginavo le mega feste in bikini che avrei potuto organizzare. Parto da questo ricordo per dire quanto la superficie delle cose possa essere desiderabile, apparire meravigliosa e talvolta, generare invidia. La copertina mi invita a tuffarmi in quell’acqua cristallina, a nuotarci dentro, a vedere che cosa c’è sotto e quando più avanti, nel libro, mi parla di abisso e di buio penso che ci voglia un grande coraggio a voler scoprire cosa c’è dall’altra parte e perché.

  4. E’ solo la prima parte, eppure di cose da dire me ne vengono in mente tante, troppe; anche prima dell’episodio della gallina. Al momento, non c’è una pagina che non mi abbia suscitato un pensiero o una reazione.

  5. Ciao a tutte,mi chiamo Betty
    Posso dire che non mi é piaciuto?
    Odiosa lei piccola che fa capricci per cui si meriterebbe tante sane sculacciate,odiosa lei grande che ancora sta a contare i soldi e i palazzi che non ha avuto , con una grettezza che mi infastidisce,odiosi i parenti tutti che oltre ai soldi pensano a corna e potere…
    L’ho finito obbligandomi perché pensavo che un romanzo finalista di un cosî prestigioso premio riservasse almeno una sorpresa sul finale che riscattasse tutto, ma alla fine era ancora lì a contare i lingotti che le sono mancati pare più della madre…
    No,non mi é piaciuto
    D’altra parte vengo dalla lettura di ” Canto della pianura” di Kent Haruf, dove in punta di penna ( e zero interessi monetari) ricama una trama delicata di sentimenti che sti rozzi burini di Orbetello descritti dalla Ciabatti manco se li sognano.
    Ben altri livelli.
    Ciao
    Betty
    Ps Bella l’idea di un gruppo di lettura

    • Ciao Betty, ancora non so cosa pensare del romanzo, vorrei arrivare alla fine per capire la sensazione che mi ha lasciato. Ha qualcosa di irritante , è vero, ma non so se risiede nei personaggi o nel fatto che l’autrice stia narrando una storia autobiografica. Romanzata? Boh, però certo,, raccontare tutto, mettere in scena piccole e grandi meschinità della famiglia, non so… perché farlo?

    • Ciao Betty 🙂
      Anch’io aspetto di terminare la lettura per avere le idee più chiare. Parto comunque dal presupposto che la storia che vuole raccontarci la Ciabatti non è un racconto delicato.

    • Grazie Betty, per il tuo intervento. E’ un libro molto discusso e tu fai bene a sottolineare la grettezza di questa gente, che indubbiamente c’è, poi entra in gioco il gusto personale e tanti fattori, per me non è da poco quello di aver conosciuto Teresa Ciabatti e aver toccato con mano il suo tormento. Grazie, stai con noi che ci sono altre puntate.

  6. Sempre più interessante questo esperimento a due: sta dando dei frutti notevoli, a quanto leggo. Curiosi i dialoghi senza le virgolette che usa quest’autrice. Ci saranno altri post alla conclusione della vostra lettura?

    P.S. Sandra, approfitto per segnalarti che sei in mondovisione sul mio blog. 😉

  7. Solo per comunicarvi Sandra, Marina, Iara, che sono molto interessato alle vostre considerazioni su questo romanzo. Purtroppo non posso leggerlo al momento, però il vostro ragionare è particolarmente appassionante. Buon proseguo nella lettura.

      • Mi associo a Marco. Tutti commenti da lettrici appassionate, il bello è questo, cosiderazioni in merito al gradimento o meno

    • E infatti, non ho visto commenti di maschietti così mi son detto: mi paleso!
      Al momento non posso leggerlo, non posso leggere nulla, sono nella fase concitata della pre pubblicazione. Però, nelle pause mi piace seguirvi con interesse. 😉

  8. @ Marina, Iara (e grazie Marco, il post resta qui puoi tornare quando vuoi). Sono stata sconnessa in Valtellina per il weekend, rileggo tutto con calma più tardi, siete preziose e avete detto tante cose interessanti, e ora avanti, pubblico la seconda parte.

  9. @ Grazie, Massimiliano lassù, sì siamo tutte lettrici forti, con una vera esperienza di lettura, analisi, dovrebbero trovarci un posto da un editore. Faremmo faville.

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